Il casolare in Contrada Giambascio nel territorio di San Giuseppe Jato, è stato nascondiglio di mafiosi negli anni ’90 e ricordato come luogo di prigionia e morte del piccolo Giuseppe Di Matteo. Figlio del collaboratore di giustizia Santino, venne rapito nel 1993 e ucciso e disciolto nell’acido l’11 Gennaio 1996. La sua giovane vita interrotta, diventò negli anni un simbolo per ricordare la ferocia della mafia che, per raggiungere i propri scopi, uccide brutalmente anche i bambini.
Da luogo di morte, il casolare confiscato alla criminalità, divenne un giardino della memoria dedicato a Giuseppe Di Matteo, con l’auspicio di ospitare attività didattiche e culturali. Per diversi anni, nel Giardino sono state condotte numerose iniziative per la promozione della legalità e dell’antimafia, con il coinvolgimento attivo di associazioni locali, scolaresche, turisti e visitatori.
Oggi, il progetto intende avviare una nuova rigenerazione per la struttura: un rinnovamento per aprire alla cittadinanza il giardino e restituirlo come vetrina per il cambiamento della Valle dello Jato. Un luogo simbolico del passato, che adesso guarda a stimolare il cambiamento. L’iniziativa ha visto un percorso di riprogettazione partecipata dello spazio, dotandolo di in un giardino storico in grado di trasmettere una nuova identità legata alla cultura e alla storia del territorio.
E’ stato anche realizzato un percorso espositivo all’interno della struttura che possa raccontare il luogo, ma anche le ricchezze della Valle dello Jato. Un nuovo modo per esplorare e scoprire risorse nascoste e poco conosciute, attivando una nuova visione di turismo integrato.
Il futuro della Valle dello Jato passa attraverso la cultura, la comunità e lo sviluppo sostenibile. Avviamo e ricostruiamo insieme, il nuovo giardino della memoria.